Ciao, cara Rita

di Giampiero Griffo*

Ricordare chi era e cosa ha fatto Rita in un tempo limitato come questo è un’impresa ardua.
Rita prima di tutto ha costruito il proprio processo di emancipazione attraverso un percorso pieno di barriere ed ostacoli. La sua prima esperienza come consigliere comunale del suo paese le ha offerto una prima opportunità di conoscere concretamente il senso della rappresentanza popolare e dei meccanismi della politica. Poi alla fine degli anni ’90 si è avvicinata al movimento per i diritti delle persone con disabilità e alle associazioni. Prima la competenza nel campo della bioetica, l’esperienza della consulenza alla pari di cui era una delle prime e più competenti esperte, poi le progettazioni europee e nazionali, la tutela dei diritti umani, in primis delle donne con disabilità…
Il suo percorso di impegno e professionalità è stato riconosciuto a livello internazionale, divenendo la direttrice del DPI Europa, gestendo vari progetti europei e approdando al gruppo donne dell’European Disability Forum.
La sua competenza, la sua determinazione nel perseguire obiettivi innovativi, la sua concretezza, la precisione nelle attività che seguiva (la chiamavamo la normanna) l’hanno fatta emergere come leader del movimento, nonostante fosse donna e meridionale e avesse una condizione di dipendenza assistenziale.
La capacità di intrecciare le sue competenze professionali e il percorso di emancipazione personale hanno prodotto un circuito virtuoso che ha prodotto risultati straordinari.
Rita ha sempre perseguito l’obiettivo di una vita indipendente, consapevole che l’indipendenza è basata sull’autodeterminazione per costruire lo stile di vita che voleva vivere. Così si è laureata e trasferiva le sue competenze in pubblicazioni, lezioni universitarie, partecipazioni a convegni nazionali e internazionali.
Negli ultimi anni, con la costituzione della Rete italiana Disabilità e Sviluppo, il suo impegno ha toccato anche la cooperazione internazionale, impegnandosi come formatrice in vari progetti in paesi lontani. Quando il centro per la vita indipendente di Gaza city in Palestina – i cui operatori con disabilità sono stati formati da Rita -, ha saputo della sua scomparsa ha deciso di intitolare il Centro a lei.
Poi c’era la Rita persona: la sua grande umanità, l’attenzione agli altri al punto di trascurare se stessa, la curiosità intellettuale, la capacità di ascolto e empatia che ha profuso nelle relazioni con tutti i suoi interlocutori.
Negli ultimi anni aveva dovuto affrontare le carenze dei servizi sanitari calabresi rispetto alle sue condizioni specifiche di salute, la mancanza di sostegni pubblici per i progetti di vita indipendente che lei aveva contribuito ad introdurre in Calabria.
Tanti l’hanno conosciuta e tanti in queste ore hanno testimoniato le loro condoglianze e la loro vicinanza alla famiglia.
Rita era una human rights defender, la sua scomparsa lascia un vuoto grande in chi la conosciuta e apprezzata. Il movimento delle persone con disabilità ha perso una grande leader, il mondo culturale delle politiche sociali ha perso una risorsa nel campo della formazione e della ricerca, gli amici, i parenti e coloro che l’hanno conosciuta hanno perso una grande persona.

Rita Barbuto, al centro, con il gruppo di Peer Counselor del Centro I-CAN di EducAid a Gaza.

Rita Barbuto, al centro, con il gruppo di Peer Counselor del Centro I-CAN di EducAid a Gaza.